Non classificabile come vera e propria malattia, si tratta di un disturbo uditivo caratterizzato dalla percezione di suoni non legati a stimoli esterni (come fischi, ronzii, fruscii o pulsazioni). Tra le cause dell’acufene, che può influire seriamente sulla qualità della vita del soggetto che ne soffre, anche l’esposizione a suoni di elevato volume, condizione tipica dei musicisti.
Che si tratti di rock, pop, jazz o musica classica, poco importa. Il livello sonoro di un’orchestra sinfonica in pieno regime è intorno ai 110 decibel, ben superiore al rumore di una metropolitana di passaggio (90 decibel) o di un martello pneumatico (100 decibel a una distanza di circa 3 metri). Per questo motivo, indipendentemente dal genere suonato, i musicisti esposti quotidianamente a prove di gruppo, registrazioni in studio e concerti, sono facilmente vittime di deficit uditivi.
Tra i musicisti che hanno avuto problemi di udito, uno dei più grandi è il compositore Ludwig van Beethoven. Afflitto da problemi di ipoacusia (cioè la riduzione dell’udito) già prima dei 30 anni, il pianista tedesco continuò a comporre, condurre e suonare capolavori come la Nona Sinfonia anche dopo che fu diventato del tutto sordo. La sordità di Beethoven, che cominciò dall’orecchio sinistro e poi colpì anche il destro, fu accompagnata da acufene. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel 2011 svelò che i problemi di udito condizionarono il compositore tedesco anche nella scelta delle note.
«Abbassate il volume o rischiate di diventare sordi come me. Senza volerlo ho contribuito a inventare e definire un tipo di musica che può danneggiare l’udito». Così dichiarò nel 2006 il chitarrista degli Who Pete Townshend, che a causa dei suoi problemi di acufeni ha rischiato più volte di abbandonare la band.
L’udito è stato un punto debole anche per il chitarrista blues Eric Clapton, famoso per alzare al massimo il volume della musica in studio, ignorando i danni che i suoni alti avrebbero portato alle sue orecchie. «È stato il mio comportamento a causare il mio problema: essere irresponsabile e pensare di essere invincibile. È importante prendersi cura di sé e indossare gli otoprotettori» dichiarò il musicista, colpito da acufeni.
A lamentare la perdita di parte dell’udito e una difficoltà sempre maggiore nell’ascolto delle sorgenti a basso volume anche il cantautore inglese Ozzy Osbourne, non per niente definito come “padrino dell’heavy metal”.
«Si ritiene che la sordità consenta di creare suoni vocali unici. Molte persone che fanno la mia professione sono un po’ sorde». Così Sting nel 1995, quando ammise di avere problemi di udito. L’ex leader dei Police, uno dei più famosi esponenti del pop britannico, nonostante abbia perso lentamente l’udito a causa del suo lavoro, non ha mai smesso di dare contributi alla musica. Anzi, secondo il musicista, la sua percezione delle note diventò ancora più profonda dopo i disturbi.
Oltre ai tanti musicisti internazionali, anche il cantautore italiano Gino Paoli è stato affetto da problemi all’udito a causa «di una vita trascorsa accanto agli amplificatori». Indipendentemente dal genere suonato, infatti, i musicisti sono esposti al rischio di deficit uditivi, non solo a causa dei concerti, ma anche per le prove di gruppo e per quelle negli studi di registrazione, dove si usano cuffie e altoparlanti per molte ore.
Ha iniziato a indossare dei tappi per evitare di finire la sua carriera prima del tempo, invece, Chris Martin. Il frontman dei Coldplay è anche lui vittima di acufene dai primi anni 2000, ma ha cominciato solo recentemente a proteggere i timpani. «Da quando ho iniziato a indossare i tappi, toccando ferro, non è peggiorato» ha dichiarato il cantante parlando del suo disturbo. Chris Martin ha imposto questo rimedio non solo all’intera band, ma anche ai suoi figli, Apple e Moses, che su indicazione del papà indossano sempre i tappi durante i concerti.
Michele Caparezza non è solo un rapper, e non solo un musicista. Lavora sulla propria ispirazione come un entomologo, esplora la letteratura intorno agli argomenti che affronta. Se ne esce poi amalgamando lietamente visioni e concetti che trascinano l’appassionato nel suo mondo, inducendolo a esplorare a propria volta.Michele Caparezza non è solo un rapper, e non solo un musicista. Lavora sulla propria ispirazione come un entomologo, esplora la letteratura intorno agli argomenti che affronta. Se ne esce poi amalgamando lietamente visioni e concetti che trascinano l’appassionato nel suo mondo, inducendolo a esplorare a propria volta.
Plan B, conosciuto anche come Ben Drew, è un musicista hip-hop di 33 anni, ma è già affetto da acufene, che lui stesso ha descritto forte e acuto. «Quando l’ho avvertito per la prima volta, ho pensato che fossero i treni che passavano accanto a casa mia. Poi ho dovuto consultare un audiologo, perché non riuscivo a liberarmi da questo fastidioso rumore: non sapevo cos’era, e lui mi disse che si trattava di un acufene». Ora, come il collega Chris Martin, Plan B indossa speciali tappi per le orecchie, anche a letto, per interrompere il suono. «Chiunque ascolti molta musica, la produca o suoni dal vivo deve sempre indossare gli otoprotettori» è il consiglio del rapper.
Studi Audioprotesici per il Benessere Uditivo
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