Sordità e Alzheimer hanno un legame ormai acclarato dalla comunità scientifica: secondo recenti studi infatti, gli anziani con problemi di udito hanno maggiori probabilità di sviluppare l’Alzheimer rispetto a chi ha un udito nella norma. Si parla del doppio di probabilità per chi ha un’ipoacusia lieve, del triplo per chi ha un’ipoacusia moderata e del quintuplo per chi ha un’ipoacusia grave. Ma da cosa dipende questa correlazione?
 

Una persona anziana che presenta una graduale perdita uditiva (dovuta per lo più all’età) tende ad allontanarsi da quelle situazioni della vita quotidiana che la metterebbero in difficoltà o in imbarazzo, come ad esempio uscire di casa, incontrare amici e parenti, parlare al telefono o trovarsi in luoghi affollati. Situazioni che richiederebbero un grande sforzo cerebrale per elaborare i suoni e per dialogare e che porterebbero ad una riduzione delle capacità cognitive proprio per la difficoltà di ascoltare e quindi di elaborare i concetti. Il cervello, infatti,  meno viene stimolato, più possibilità ci sono di sviluppare malattie cognitive come l’Alzheimer.
 

Sordità e Alzheimer, quindi, sono accomunati dal fatto che portano all’isolamento – o meglio – all'auto isolamento. 

Ecco perché è importante fare attenzione anche ai più piccoli segnali che possono indicare l’insorgere del calo uditivo. Dalla richiesta di ripetere una frase a quella di alzare il volume della tv, dal vedere una persona costantemente assorta (quasi assente) al capire che alcuni suoni non vengono più percepiti (telefono, sveglia etc.). Così come è importante anticipare l’insorgere di questi disturbi facendo prevenzione. 
 

Fare con regolarità un controllo dell’udito aiuta a monitorare lo stato di salute dell’orecchio e permette di individuare con tempestività la soluzione più adatta alle proprie esigenze. L’uso degli apparecchi acustici pertanto aiuta a ritardare l’invecchiamento del cervello e rallenta l’insorgere di patologie quali la demenza senile e l’Alzheimer.